9 gennaio 2010

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Vittorio e Vincenzo

Io che strattono Cardarelli dallo stesso gradino di Sereni due centimetri appena, sì, a pena sopra i Raboni che mirano il gioco che l’uno all’altro più stretto incatena (poesia, vedi, è scala che poco eleva), pavento un Flajano al bordo irriverente d’una stampa con le gambe incrociate al corrimano che d’uno dica con piglio saccente “ecco il più grande poeta morente”… Ma quando poi vedo feltri mendìco e odo di sgarbi l’inutil vampa di fuoco di sturbo e mollica e salemme e più in là lo spetazzume d’alfieri e di cuoco, incendiari di jeri ripenso a Vittorio e Vincenzo e dico ma sono davvero nomi di gemme?