9 gennaio 2010
445
Vittorio e Vincenzo
Io che strattono Cardarelli
dallo stesso gradino di Sereni
due centimetri appena, sì, a pena
sopra i Raboni che mirano il gioco
che l’uno all’altro più stretto incatena
(poesia, vedi, è scala che poco
eleva), pavento un Flajano
al bordo irriverente d’una stampa
con le gambe incrociate al corrimano
che d’uno dica con piglio saccente
“ecco il più grande poeta morente”…
Ma quando poi vedo feltri mendìco
e odo di sgarbi l’inutil vampa
di fuoco di sturbo e mollica e salemme
e più in là lo spetazzume d’alfieri
e di cuoco, incendiari di jeri
ripenso a Vittorio e Vincenzo e dico
ma sono davvero nomi di gemme?
|