12 settembre


Redentore

Leggo con cura queste rime storte scritte con la paura di pararmi una calle sconsiderata e cieca... Chi disse che non è triste una corte condotta di lontano, giusto posto, che mimi solo l'idea del frastuono? Hanno lo stesso sapore di suono dalla terraferma i fuochi del caldo Redentore veneziano d'agosto: signore desolato, un po' in disarmo, che per antichità vanta una lunga conoscenza delle vicende umane e quando ancora il suo rumore brilla, di sé vede la vaghezza e delle proprie luci in cielo, e neanche più le sente, tra sibilii e scoppi, sciocche ancelle, destare esclamazioni di meraviglia, degli "oh!": solo avverte dall'ultimo botto appena più forte, di Venezia il final Silenzio... Ecco allora infida salire dalle calli della turba la rumorosità di fondo questo inguaribil errore diffuso, che aspetta ancora il significato di tutto, che magari di ogni cosa si ripeta... questo sol... si ripeta una qualche leggera variazione. E la vede tornare più noiosa e delusa indietro, dentro al mio mondo. Dum per aequoras incertas vita perfugit...