22 settembre 2007
322, s. 219
In quella taverna di Malastrana
In quella taverna di Malastrana
dove l’odor di funghi e lesso stringe
il naso ai profughi dalla buriana
che neve-pioggia al vetro ancora minge,
comparve vestita di blu sottana,
nudo il piede che lo zoccolo infinge,
l’espressione da diva americana
sul dolce volto e il sorriso di sfinge;
fuori il mondo si faceva fango
e ogni nuovo cliente la guardava
col medesmo guardo di luce e bava
mentre sopra noi si chinava e angoli
di ascella donava bianca e triangoli
di seno candido alla vista cava.
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