24 ottobre 2015
532, sonetto 376
Il mio amico, mecenate
Il mio amico, mecenate col far di
un ricco ma poveramente in canna,
tutto gentile di modi e di sguardi,
sempre mi usava il “lei” di condanna
a tener buoni i commenti bastardi,
e alla cortesia del caffè con panna,
mi donava d’ammirar, meglio “far di
conto”, una Madonna con sant’Anna
o ’l soffitto di un Adamo ed Eva
per le scale di un palazzo alle sconte;
oppure osservando l’altro mar di
marmo che ai suoi piedi si distendeva
quando si fermava di sopra un ponte
da lì sempre mi regalava un “Guardi!”
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