21 aprile 2007
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Prete mio
Prete mio,
tu m’hai visto da piccolo
bambino serioso e malato
e forse t’ho fatto pena
non eri il mio maestro
per capire ch’ero intelligente
ma dovevo essere un bambino rispettoso
se talvolta mi portavi la domenica a pranzo
da tua madre…
mi facesti credere che avevo la voce da predicatore
e durante una messa che non avevi voce
mi facesti legger tutto, anche il Vangelo.
Quando non volli più fare il chierichetto
non ebbi il coraggio di dirti che non sarei più venuto
perché sapevo che mi avresti convinto a restare…
Poi per anni tutti i pomeriggi
hai continuato a vedermi in piazza giocare a calcetto
e a tennis contro il muro dell’oratorio
che non volevi
e ti sei sorpreso dieci anni dopo
della mia matematica
o che traducessi il latino medievale
meglio di quanto sapevi fare tu,
e che conoscessi la storia
dei papi
meglio di quanto la conoscevi tu
prete mio,
che nei tuoi pensieri ero rimasto
il bambino esangue e incompleto
che ti aveva qualche volta deluso
lanciando la palla contro il tuo muro.
Da piccolo ben ti avrei visto papa
che avevi una faccia più convincente di Montini
con l’andar degli anni ho capito che il tuo umorismo
e il tuo giudizio di comprensione sul mondo
erano rimasti quelli dei bambini
d’ammirazione per coloro che hanno successo
No, non potevi diventare papa
e nemmeno vescovo
permaloso e oscillante d’umore come sei
capace solo d’ascoltare te stesso.
Ma rimani, rimarrai sempre
il prete mio
che cercava da qualche parte un predicatore
e per qualche tempo pensai che potevo essere io.
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