1989

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L'insostenibile leggerezza dell'essere

1) PAULO MAIORA CANAMUS Tereza ha gli occhi stanchi, / stanchi di aspettare Thomas è lì nel bagno / col suo pensiero solo, e il puzzo che gli sale / di merda fino al naso sommessamente grida / al water l’astinenza, Teresa non le legge / «Son pagine, giornali!» «A cose ben più grandi, / più grandi... nati siamo». Non si rassegna Thomas / non sa tornare indietro però non sa che fare, / non trova simmetria negli atti suoi di sesso / più puro notarili: «Mia piccola Tereza / dall’anima slogata, perché ti vai a trovare / l’incredulo avventore? vendetta di nascosto? / Vendetta? Forse no. Vendetta forse sì, / allora di che cosa? Perché mi vuoi costringere / a non crederti mai più? » 2) PROMESSE Tereza a Thomas: «Sei felice?» «Credo di sì» «Anch’io» «Ne son felice» Povero Thomas: credi a quello che ti dice perché non hai più coraggio di pensare. E ti ritagli la consunta parte di Orfeo lasciando a lei quella di Euridice. 3) GIORNO DI NOZZE Tereza e Thomas escono dalla chiesa dove un prete sconosciuto il futuro loro ha rimpinguato. Lei sorride intorno per il sogno realizzato con del tulle da poco; Thomas guarda il cielo e poi la casa di fronte: una vedova al poggiolo nero vestita (V.I. vedova F.) finge e osserva di guardare altrove. Poi lui spia benevolo gli astanti, il riso che gli vola dell’odio sotto giacca e tosto gli s’attacca col timore alla pelle sudata. Dallo stomaco un altro singulto, in forma di pensiero su tutto stende una vena d’umore nero: “Come cazzata niente male!” 4) PRIMA DELLA MESSA Thomas: «Cosa stai leggendo?» Tereza: «Ho appena iniziato il monologo di Molly. Fessa!» Thomas: «Ti faccio il riassunto. Dai che andiamo a messa». Tereza: «Arrivo al punto»