521 - sonetto 368
I cappellini di don LucianoHa l’aria saccente di chi si crede più intelligente e istruito, il raggio di luce tra le più verdi lamprede della fuffa e dell’ignoranza, il saggio che quel che gli altri non vedono... vede! Giovanile, pensa d’essere a maggio ed è già a novembre, triste, col piede e il fisichetto ingobbito del paggio; ama parlar ultimo, cita Svevo mette il suo cappellino a tutto, chiosa gl’interventi, l’ispira un “Io devo”, professionalmente è al Medio Evo e il suo discorso è una splendida rosa di ovvietà, senza verve, noiosa... |