8 luglio 2015

521 - sonetto 368

I cappellini di don Luciano

Ha l’aria saccente di chi si crede
più intelligente e istruito, il raggio
di luce tra le più verdi lamprede
della fuffa e dell’ignoranza, il saggio

che quel che gli altri non vedono... vede!
Giovanile, pensa d’essere a maggio
ed è già a novembre, triste, col piede
e il fisichetto ingobbito del paggio;

ama parlar ultimo, cita Svevo
mette il suo cappellino a tutto, chiosa
gl’interventi, l’ispira un “Io devo”,

professionalmente è al Medio Evo
e il suo discorso è una splendida rosa
di ovvietà, senza verve, noiosa...