26 novembre 2007
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Cos’era Natale
Era Natale la mia nonna in parte
le sere di novena e la progressione
dei salmi resi sublimi dall’arte
del freddo, più sacrale del salone,
con la profondità di versi oscuri:
“L’eco d’un grido nitido...”, il tifone
che “gli occulti mal rimprovera”, puri
dati, come miracoli e capiti
anni dopo, guarito dagli auguri.
Era la mezzanotte dei vestiti
con dentro me, distrutto chierichetto
in lotta contro il sonno e i vecchi inviti
ad aver dei cattivi più rispetto,
lì sconfitto sul cinico sgabello
dal proprio braccio incrociato stretto.
Dio andava e veniva rubello
alla stretta di mano ai finti amici
della scuola e del calcio, ma sì... che bello!
Ti salutava il vecchio dell’ufficio
che allora scordava solo il tuo nome
e oggi nulla intende di quel che dici,
mentre la ragazza ignara di come
ti stregò schizzava via, la benda
sulla testa e il tuo sguardo sulle chiome
sue e la fuga ancora par che stenda
l’atmosfera finto-cordial e asciutta
dei fedeli pigiati nella tenda
ove la tristezza che il brulè rutta
tra gli auguri scendeva nello stomaco
a invadere la notte e vita tutta.
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