LVII. Corvialmente (1998)
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Da tanto tempo non ti parlo più
e tu mi chiedi come ad un buffone di farti ridere e di raccontarMi, senza nemmeno pensare ‘Ahimè, povero Yorick’: di favoleggiarti, degli argomenti che mi fanno vivere. Ma io non posso divertirti adesso perché ho disimparato ad esser triste: sono la Principessa Senza Cuore, seduta sulla soglia del dolore. |
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In uno studio di sei metri quadri
riascolto la litania dei miei cenni, m’invento battiti di ciglia, sorrisi, annuimenti ammiccanti sui ghiacci di questa calotta - ché la parola ‘polo’ è diventata così scortese... - in-gra-gra-cidita da personaggi di fiaba, ormai esaurito Prossimo, ile che nessuno ha cuor di baciare inesistenti, ilari, ile appunto. |
Lo studio della mia casetta nuova misura effettivamente 3m x 2m. Qui da
sempre rileggo le cose che ho scritto nel corso della mia vita. E
m’immagino una vita diversa, più pubblica, da quella che conduco.
15. Al freddo sentimentale si aggiunge il fastidio per una parola che ormai ha saturato la scena politica: “Polo”, parola che aumenta la sensazione di freddo e di disagio. 17. La scena umana e politica si è popolata di raganelle che continuamente gracidano, difficili da riconoscere come il prossimo della parabola evangelica, ovvero come interlocutori attendibili; sono semmai piuttosto personaggi ripugnanti di una fiaba nota: forse sono principesse, ma appaiono ripugnanti rane. E ridono sicure: in… il… il… (verso 20) |
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25 30 |
Con un misto di colore e speranza
prego l’esistenza dei sentimenti altrui; la profondità dei bimbi, forgiata dai programmi americani è il passaporto dell’Europa priva di barriere e dogane. Ma che bolla d’accompagnamento mi servirà in questa nuova Schengen-timentale, per portare me stesso appena fuori e poter ridere del mio pensiero? |
21. Il colore (artificiale) ha preso il posto del dolore. In questa sensazione
gelida e opprimente di vivere in una fiaba, dove la vita non è tale
(inesistenti sono le ile) la domanda di senso è incalzante: se io non ho
sentimenti, mi piacerebbe che gli altri li possedessero, almeno le
generazioni future. I bambini di ora, ossia gli adulti di domani, forse
sono attrezzati perché, cresciuti a programmi americani, imparano ad
esprimere compiutamente i loro sentimenti.
26.Ma io, che già fatico a muovermi nel territorio dei sentimenti, come potrò orientarmi senza barriere o confini? (Il trattato di Schengen prevede la liberalizzazione della circolazione di merci e cittadini). |
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35 40 |
Pagherò come un nonno di Maastricht,
il balzello dell’unione politica di chiacchiere nuove che tanto temo? Non abita già Balzac più vicino del mio dirimpettaio? Forse a un vecchio convinto controrivoluzionario della Vandea potrò veramente chiedere qualcosa, e sarà più facile pagarlo in Euro, come fa l'Irene Presidente nel quinto anniversario. |
31.Ormai vecchio, quando gli attuali bambini saranno degli adulti, e incapace di
sopportare le inutile e ripetitive chiacchiere sui sentimenti, sarà per
me tale ‘unione’ causa di fastidi
35. Ma è inutile preoccuparsi, ora. Tutto è già stato e le persone lontane non sono poi così lontane… Letteralmente e metaforicamente: magari farò le stesse cose che ora fanno i personaggi della politica che nei versi sopra ho dichiarato di non ammirare. Tra di loro annovero la leghista Pivetti, che ha fatto il suo viaggio di nozze in Vandea e che ivi sicuramente tornerà per festeggiare qualche anniversario a venire. |
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45 50 |
Sono una principessina dolente
per espressione acquisita da tempo, ma senza motivo dolente, afflitta da cronica incapacità di ridere Scopertamente. Osservo i buffoni che nessun maestro ha chiamato a corte, qui seduta in disparte al mio sgabello, da sempre in procinto di anticiparli per assumer su di me l’incipiente loro peccato di dire bojate |
44. Forse non sono mai sbocciata, come una principessa vissuta sempre a corte che
non ha mai temprato, perché non le ha mai veramente messe alla prova, le
sue capacità.
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55 60 |
Potessi patire l’esatto male
di una qualche sofferenza morale, l’aspro dolore d’una solitudine sotto la macina dell’inutilità, la schiavitù d'antichi rituali: invece sento ch'ho imparato a rendere tutto quanto piacevole, stillando latte nel tè della conversazione come una vecchia nobildonna inglese di una società mai in disfacimento. |
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65 70 |
Oggi in casa mia non ho fatto entrare
per l’usual dialogo da caffè la coppia di testimoni di Geova che sovente mi viene a convertire; e mi sono sentito in imbarazzo come una segretaria-grande-schermo di venditori di polizze false, perché stavo uscendo di lì a poco e la mia verità coincideva con l’abusato ‘spiacente’ di tutti. |
61. A smentire quanto appena detto, a rivelare cioè una sensazione comunque
d’inadeguatezza, ecco l’episodio della coppia di Testimoni di Geova
che veniva a trovarmi con una certa regolarità, ai quali offrivo un caffè
mentre cercavano di convertirmi.
66. Le segretarie usualmente sono il paravento, lo schermo dei principali che non vogliono farsi trovare. 69. La verità è incredibile quando è simile alla più diffusa risposta falsa. |
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75 80 |
Almeno piangere d’un mal d’amore
che non so più riconoscermi dentro; ma chi potrebbe raccontarlo öggi ? Stanno spegnendo i miei ex amici le candele di tutti i compleanni, festeggiando matrimoni lontano con le mie decomposte citazioni, ciarpame d’una cultura d’edicola, travisandole con la più venale mancanza di storia e di comprensione. |
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85 90 |
Freschi camionisti storcono il naso
ad una interpretazione di Kant, ma non alle sue Critiche, e i camerieri di un mal affollato bar di campagna disquisiscono per dieci minuti dei palpiti dei loro sentimenti con estrema e soave precisione e poiché un tempo anch’io ho pensato le stesse frasi, un poco mi trastullo d’averlo fatto con sì largo anticipo. |
81. La quantità di cultura non è aumentata, ma si è parcellizzata, diffusa.
Non è raro sentir citare Kant a sproposito.
83-87. i camerieri... Qualche sera prima in un bar il cameriere che ci conosceva solo come amici della sua donna, ci aveva spiegato per bene il suo innamoramento. |
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90 100 |
Da dove mi arriva tanta superbia?
L’ansia per Verità che ci danna alla precarietà terrena dovrebbe definitivamente ricordarci che stiamo in questa vita di passaggio. Ma con che armi abbiamo a coltivare pedissequamente i progetti a lungo termine che sono il sogno di tanti? Come una-bella-casa-per-la-sera, o una-lieta-famiglia-che-ci-adora... |
92. La ricerca del senso delle cose ci obbliga ad interrogarci troppe volte, e ci
condanna all’inazione.
99-100. La famiglia che ci adora, la bella casa per la sera non sono più ideali di sogno, ma vuote forme lessicali. Come gli ideali politici che annusiamo di questi tempi. Allusione al lungo dibattitio sul centro sinistra "con trattino" o "senza trattino". |
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105 110 |
Il sol desiderarl' è una cambiale
che sappiamo di non poter firmare, poiché solo un abito abbiamo in dote d’onestà, come l’hanno i Testimoni cui la gente non apre e dice loro che se ne sta andando, e magari è vero. La nostra responsabilità cresce in quest’aria di morte che concima e suade convenevole saggezza sul terreno dell’intesa con tutti. |
101. Per costruire una casa o una famiglia dovremmo impegnarci in uno sforzo -
mentale prima ancora che fisico - così grande che ne risulteremmo
sfiniti prima. Dovremmo venire a compromessi continuamente e non siamo
educati a farlo.
107. Questa consapevolezza ‘superiore’ aumenta la nostra responsabilità. |
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115 120 |
CoVunque allenati alla tolleranza
e alla sopportazione di tutto, va aumentando la nostra irritazione, di già frustrata dal dover contare sugli altri fino a centomilaecento. Ma forse è questo l’eroismo: i deboli continueranno a credere in se stessi; farsi da sé non sarà più buon gusto ma una piega di vago autoerotismo; sarà giusto mendicare un lavoro. |
113. Un altro è in verità l’effetto di questa maggiore consapevolezza. |
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125 130 |
Allora, Signore, da chi andremo?
Tu solo hai parole di vita eterna. Invece tremiamo, perché non stiamo seminando futuro, con gli occhi sull’eterna polemica tra scuole statali e a cristiano pagamento. “Ecco, sono la serva del Signore”. Avvenga anche di me che mi sia detto. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno risposta beata. |
127-130. Maria chiede che le venga almeno riferito ciò che è stato deciso ‘in alto’. |
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135 140 |
Non c’è tregua in quest’eterno conflitto
e in nessun’avara competizione che sbandieri il vessillo del servizio: perché appena vien retribuito questo infine mantiene sol se stesso. E poiché si propone tale e quale anche il giornalismo è una gran menzogna schiavo delle sue finte e folli angosce. Soffriva l’ansia di notizie avare Ilaria Alpi in terreno di guerra: |
131. Le scuole private affermano di svolgere un servizio, di supplire ad una carenza dello stato. Ma è un servizio che mira solo a sopravvivere, a mantenere se stesso. |
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145 150 |
quattro biondi anni fa trovò la morte
in cerca di verità coloniali da meritare un sacrificio e mezzo: Milan Rovatin. Chi? L’OPERATORE. Filmava. I giornali scandalistici Chiesero: “Con chi?” Al nome di lei intitolano premi, strade e scuole, a lui per caso il ricordo gemello: Ilaria Alpi e l’operatore. Di cui nessun ricorda l’operato. |
142. coloniali: perché avvenne in Somalia, ex colonia italiana. 143. Non è un vero e proprio sacrificio quello di Milan Rovatin, visto che nessuno lo ricorda, al massimo un ‘mezzo’ sacrificio. 145. Filmava: appare qui come un verbo osceno. Non a caso si inseriscono i giornali scandalistici. |
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155 160 |
L’hanno denigrato fin dall’inizio,
e continuano a denigrarlo tutti, il ‘Serpentone’ alla periferia di Roma che accoglie qualche migliaio d’inquilini. Chilometri-edificio di non so quanti piani e vane scale, dove tristezza e passioni non sono differenti dalle gioie che scuotono l’anima di una casa di campagna, tra l’erba e il traffico che sta arrivando. |
151-154. ‘Serpentone’ è il soprannome del Corviale, l’edificio di case
popolari lungo un chilometro e mezzo, opera mastodontica e infernale della
Roma comunista degli anni ’60, mostro edilizio e sociale.
155. Chilometri-di-edificio: la ricerca di eufonia sembra attribuire un'anima e
una funzione all'edificio.
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165 170 |
Ma proprio perché abitato da tanta
gente, perché assai più denso di Vita distribuita tra mille fugaci vite, il Corviale, fascio comunista d’idee, velenoso, io lo amo: sempre esaurito ed inesauribile cuore che pulsa, si lamenta, soffre, e amorosamente dà da pensare. Anni fa vinse il premio ‘Ilaria Alpi’ chi registrò le voci del Corviale. |
Ancora un’associazione di idee, legata a filo doppio con quanto detto prima. |
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175 180 |
Non filmò. Perché non era un servizio
con nessuna piena dimostrazione che volesse ottenere, ma la vita senza commento, senza ‘verità’; lontano due mondi dall’inviata in nome della quale fu premiato. Che sollievo per il mio cuore sentire lì una probabilità maggiore che la Vita produca più frammenti seppure im(p)ensamente dolenti. |
171. Non servono immagini e voci: queste ultime sono già ripetizione,
sono già ‘prova’ ridondante.
174. L’assenza di immagini, che invece costituiscono la ‘verità’ della giornalista, ha l’effetto di restituire verità alle cose. Il premio Ilaria Alpi è andato a chi ha fatto il contrario di lei e anzi sembra voler dire: “basta prove, la vita è quel che è”. |
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185 190 |
Allora che importa se non sono io
a vincere un totip, a guadagnare una laurea, a soffrir per amore; o se non sono io a lamentarmi per gli schiamazzi dei tanti bambini della famiglia che mi sta di fronte il cui padre si vede sì di rado... Volentieri io faccio l’operatore purché un istante, o Dio, la tua divina, immensa biblioteca si giustifichi... |
188. Sono disposto a cantare la vita rimanendo anonimo purché… Allusione alla Biblioteca di Babele, di Borges |
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195 200 |
Architettura comunista; uguale
a quella dove äbito; bollarono del resto l’omonimo Aymonino come ‘architetto rosso’. Non sbagliò, a me qui piace: è un piccolo Corviale di pazzie-frammenti che non conosco. Ma ho vissuto anche sulla cascata, in un appartamento dell’Empire State Builduing, al Quirinale, a Versailles, ovunque c’è stato un poco da ridere. |
192. Anch’io abito in un palazzone a forma di U lungo decine e decine di metri. |
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205 210 |
E’ disposto il mio vicino di casa
a pagar più di centomila lire la nuova voltura del contratto della luce comune delle scale per levarsi la briga di raccogliere ogni due mesi dagli altri condòmini i soldi che gli spettano. A che pensa? Con un dei quattro ha tanto litigato, né io da tempo ho alcunché da dirgli ma sol perché non so che cosa dirgli. |
201. Dagli abitanti del Corviale la riflessione si sposta su quelli del ‘mio’ Corviale, i miei vicini di casa. |
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215 220 |
Ogni anno la spesa del condominio
è pressappoco centomila lire! Lui avrebbe mandato la disdetta, se nessuno l’avesse rilevato: non avrebbe funzionato il cancello elettrico con cui tanto ha tediato gli altri, (toh, finalmente sempre aperto!) e nemmeno lo sbloccaggio a distanza del cancelletto anteriore, che egli vuole veder lo stesso sempre chiuso. |
E’ davvero stupido quanto sta facendo il mio vicino. |
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225 230 |
Nessuno ancora avrebbe utilizzato
l’antenna televisiva comune, lui se ne sarebbe comprata üna mini sopra-mobile da cucina. A me è ritornata in mente la storia del marito furbo che per punire la moglie infedele si tagliò il cazzo. Accadde al Corviale. Venerdì prossimo senza nessun rancore andremo all’ENEL per intestare a me il contratto nuovo |
224. L’antenna è piccola e mobile, e sta comodamente sulla credenza
In fondo è logico che nel ‘mio’ Corviale accadano cose simili. 230. Ma non perché sono buono... |
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235 240 |
che son la Principessa Senza Cuore
seduta da sempre al buio silente d’una bianca riscrivania di posa incapace di litigar di niente. Per tanto tempo non ti parlerò e come al tuo buffone mi chiederai un giorno improvviso di farti ridere, senza nemmeno pensare ‘Ahimè, povero Yorick’, di raccontarMi, degli argomenti che mi fanno vivere |
231. Ritorna l’allusione della prima strofa: non faccio queste cose per
magnanimità, ma semplicemente perché non mi costa: ho disimparato a
soffrire, e quindi a star bene
233. La scrivania dove le frasi vengono continuamente corrette diventa ‘riscrivania’. Cordialmente avrei voluto rivolgermi all'interlocutrice, e tutto questo sfogo è servito forse ad inventarmi dei sentimenti, una partecipazione ai sentimenti, ma il tentativo è fallito, ne è emersa una congerie di incongruenze, di piccole meschinità; ed è forse opportuno che io ritorni nel mio silenzio. |
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