7 maggio 1998

A teatro

Eliot da sempre ricorda ai saputi che “aprile è il mese più crudele” e quando quest’anno il mostro c’ha abbandonato salvi miracolosamente, e illesi, a tradimento ha il ‘Rinaldo in campo’ rimesso in moto il mare di tristezza con la bravura dei venti studenti che in altri teatri ho conosciuto. Mi sono sentito solo e vissuto, come da secoli non m’accadeva; me ne sono andato senza lasciare complimenti ai tanti meritanti con l’invidia del talento di Luca e più ancor negli occhi l’Elisabetta passata vicino da non vedermi, gioventù-prima-donna in fretta altrove. Ridesti un tempo, con me, tu alle prove. Ma qui a rider da solo si sta male ché resta il labbro debole e dispone l’animo ai ricordi. Le dolci braccia che mi avvinghiarono sono passate oltre, ad abbracciar nonni e genitori; gli occhi che mi pedinarono a lungo ora guardano la folla nel mare Osservandoti legata cantare convenni che ti sei fatta più bella e c’intrigasti, e non ci nascondemmo l’idea muta, evidente, incarnata, che sei irrimediabilmente altro. Seduzione innocente di attricetta... Così, per non apparire severi, applaudo la mia carnefice vera. Toni Gavini, che da qualche sera s’è proclamato colonna sonora dei minimi eventi sandonatesi, con il sipario che già stava chiudendo come un folletto è salito sul palco nano narciso e un po’ vanitoso a racimolare l’ultima dose d’applausi che riteneva dovuti.