Edizioni del Cubo | ||
Il diario del nonno
Dalla Prefazione
“Il diario del nonno”, recuperato casualmente sopra il carrello tivù di mia madre in copia dattiloscritta (digitale) dell’originale, è uno di quei libri che avrei voluto avere tra le mani tanto tempo fa, ossia da quando venni a sapere della sua esistenza, trent’anni fa. Poi, per almeno altri quindici anni, ho chiesto a mio fratello
Il mio era un interesse più ... storico-letterario, lo confesso, che affettivo: quel diario l’avrei trascritto, tradotto in buon italiano (il nonno aveva la terza elementare ed era fortemente sgrammaticato) e l’avrei corredato di note e piantine per comprendere meglio l’epopea del ritorno. [...] Qualche giorno fa, dicevo, sopra il carrello della tivù della Blandina, mi casca l’occhio su un fascicoletto di pagine stampate al computer col titolo che ho riportato sopra come sottotitolo, e che intuisco subito essere il famoso diario relativo alla ritirata di Russia: i fogli, mi spiega mia madre, sono stati trascritti al computer da Pietro, figlio di Gianluigi, «in dialetto», esattamente come il nonno li aveva scritti. Non erano stati scritti in dialetto, e per questo difficili per la Blandina da comprendere, ma nell'italiano sgrammaticato, senza accenti, senza maiuscole e senza punteggiatura del nonno, l'italiano parlato-scritto da chi non lo sa parlare e non lo sa scrivere, che la Blandina aveva appunto scambiato per dialetto. [...] La Blandina mi spiega che Pietro li ha trascritti da delle fotocopie (Gianluigi dunque non aveva l’originale, ma era in possesso – da quando? – della fotocopia dell’originale. O forse se l’era procurata più recentemente…). Pur non avendo sottomano l’originale, a una prima occhiata avevo subito colto che la trascrizione era inficiata da alcune imprecisioni: lo si intuiva qua e là dal senso del discorso. «Mi piacerebbe vedere l’originale; o anche la fotocopia dell’originale» dico a mia madre. Non avendo capito a cosa alludessi, la Blandina mi “spiega” che gli errori che leggevo erano gli errori del nonno, e che Pietro aveva trascritto “con gli errori”. [...] Nella trascrizione in italiano corrente del resoconto della ritirata (traduttor dei trascrittor d'Omero) mi sono imbattuto nel personaggio di Ico (Federico) Cussolin (Cuzzolin), a me già noto perché di lui conoscevo la testimonianza della sua campagna di Russia (“Russia 1941-1943 un soldato italiano racconta”) per averla letta (e averla nella mia biblioteca), e che sapevo contenere più riferimenti a mio nonno (il più significativo dei quali il nonno orgogliosamente lesse in occasione del conferimento dell’onorificenza di Dama del nastro rosso azzurro a mia nonna, almeno quarant’anni fa). E così mi è venuto spontaneo collazionare le due testimonianze relative al comune periodo della ritirata (19 dicembre 1942 – 12 febbraio 1943), osservando che i due sembrano aver avuto una vicenda simile ma non la medesima. Anche la versione di Cuzzolin – seppur grammaticalmente e sintatticamente più coerente – aveva bisogno di una sistemazione di punteggiatura. E perciò, per guadagnarmi il ringraziamento del lettore, l’ho fatto. A questo punto però risultava ancora più utile un inquadramento storico. E così mi sono messo a studiare la storia della ritirata di Russia, che funge perciò da cornice al racconto dei due protagonisti. Clicca sopra la copertina del libro per scaricare il PDF.
|