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PROGETTO TEATRO 2002-2003 |
Rappresentazione: 27 maggio 2003 |
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Il “romanzo
futurista” Il codice di Perelà, pubblicato nel 1911
dalle marinettiane Edizioni di “Poesia”, ha come protagonista
un uomo di fumo, uscito da una cappa di camino; lo strano
“uomo” viene battezzato dai sudditi dell’immaginario (ma non
troppo) regno di Torlindao “Pe-re-là”, le sillabe iniziali dei
nomi delle tre vecchie – Pena, Rete, Lama – che lo hanno
aiutato a venire al mondo e che lo hanno poi abbandonato,
lasciandolo solo con un paio di stivali. Il “leggero” Perelà è
inizialmente accolto da tutti – ministri e cortigiani, alti
prelati e dame di corte, poeti, pittori, filosofi, cerimonieri
e regnanti – con curiosità ed entusiasmo, che ben presto,
però, si trasformano in sospetto e odio collettivo: non c’è
posto per un uomo di fumo, leggero e aereo (come la fantasia?
come l’innocenza? come l’amore? come la libertà?), nel regno
della pesantezza, che rappresenta forse tutto ciò che
impedisce all’uomo di “staccarsi da terra”: leggi,
convenzioni, egoismi, ipocrisie, incapacità di
sognare…
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