Ambiguo veneziano Nata da un’intuizione di Alessandro Striuli - che intorno agli anni ’90
concepì l’idea di una commedia che si occupasse del “problema
esistenziale”, e della quale egli tratteggiò fin dall’inizio il nome e le
caratteristiche generali della quasi totalità dei personaggi - divenne
una commedia bell’e finita solo nel giugno 2001 quando l’abbozzo di
sceneggiatura e di ambientazione che avevamo saltuariamente e vagamente
immaginato nei nostri incontri conviviali fu da me definitivamente completato
e rimpolpato di contenuti e di
dialoghi nonché arrangiato in maniera decisamente più malleabile di come
avevamo previsto insieme. Il fatto poi che avessi a disposizione una
compagnia di “attori” con la quale avevo appena messo in scena un lavoro di Goldoni,
m’indusse, convinto da Ale che non stava nella pelle, a premere su di loro
per avventurarci nell’impresa di rappresentare il nostro testo, che era tuttavia
in molti punti assai raffazzonato: fummo costretti infatti più volte a
riscriverlo, suscitando le perplessità, le incertezze e l’irritazione di chi non aveva capito che stavamo sperimentando.
L’entusiasmo di Alessandro contribuì all’accelerazione dei tempi di rappresentazione, ma la
fretta nel lavoro e la generale improvvida
volontà di tutti di contribuire alla regia resero il clima un poco confuso.
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