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Tutto cominciò quando Paola mi regalò una stampa di un quadro di Dalì intitolato
"Quinta dimensione". Blu e giallo.
Lo appesi alla testa del letto nella mia camera
di Croce e lì rimase finché non mi trasferii a San Donà.
La camera di allora era arredata di librerie bianche, lineari ma non banali,
tutte uguali, che avevo
comprato in tempi successivi e che nella casa nuova mi bastarono
per arredare non una ma tutte le stanze.
Nel periodo che fui costretto a letto dall'incidente immaginai pian piano
come avrebbe dovuto diventare la mia casetta: un'unica opera d'arte attorno
a me con citazioni e rimandi continui...
Immaginai da subito particolari che di solito vengono affrontati dopo anni di vita in una casa:
ma la regola era ferrea: tutto doveva avere un senso.
Date le ridotte dimensioni dell'appartamento, l'unico colore possibile era il bianco,
e del resto avevo già metri e metri di librerie di quel colore: le avrei sistemate in
salotto, in cucina e in camera.
Ma una casa tutta bianca sarebbe sembrata una sala operatoria,
o un ufficio squallido: pensai allora
di abbinare al bianco il celeste della meditazione e il calore di un legno
chiaro, per continuare a
mantenere luminosità; e quello che mi piacque di più
fu il faggio, tanto più che visitando alcuni negozi di mobili avevo
visto dei componibili
da cucina bianchi con i profili in faggio e abbelliti da tavole
in listellare di faggio.
Con quel po' di abilità geometrico-manuale che mi ritrovo, e con l'aiuto del mio fratello maggiore,
proprietario di un vero e proprio laboratorio di falegnameria,
mi apprestai allora a costruire una serie di librerie
da parete a sviluppo orizzontale: la loro misura fu dettata dalla larghezza
e dall'altezza dei moduli LxH delle librerie bianche già in mia possesso, tanto più
che dovevo integrarle con quelle.
LA STANZA PRINCIPALE
Fa da salotto e da cucina. Il classico salotto con angolo cottura. è piccolo: 6
metri e rotti per 3 e rotti.
| Appena si entra si sbatte quasi la faccia su di una colonna di libri con i lati inclinati
rispetto alle pareti. E dietro di essa si vedono due librerie (3Lx2H) in faggio appese al muro.
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Quella di sinistra sembra volare (o cadere, per i meno fantasiosi),
come le farfalle dipinte vicino. Inclinata di 20°,
le linee verticali della libreria proseguono dipinte sul muro, si piegano sul soffitto
disegnando una scacchiera con vari rettangoli LxH
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sul soffitto... dapprima si riconoscono i
bordi di una nuova libreria 3Lx2H, quindi una 2Lx2H pari a quella che si
ravvisa, proseguendo con lo sguardo fino alla parete opposta, nella libreria a
giorno alta 7H e larga 2L. (vedi più sotto)
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La libreria di destra prosegue, come sguardo sul mondo, sulla parete
est. Oltre lo sfondamento, un paesaggio di rocce verdi e lisce,
un uomo seduto su una pila di libri prigioniero dentro una sfera le cui
pareti sono una spirale escheriana.
(Clicca sull'immagine per ingrandire)
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Prosegue lo slargo sul muro dietro la colonna di libreria. Sulla
destra, dietro lo specchio, una grande parete trasparente
consente di vedere il nulla che c'è oltre ma che non permette di passare. C'è
una scala appoggiata a questa parete di vetro, troppo bassa per consentirne lo
scavalcamento. La scala è una menzogna che illude, promette e non mantiene.
Anzi costringe a una posa strana chi vuole comunicare con l'esterno: l'unico
foro è proprio all'altezza...
Lo specchio. Una shilouette di donna, dal profilo dolce. Incinta?
Temo di sì. A destra, la porta di ingresso.
(Clicca sull'immagine per ingrandire)
La libreria prosegue oltre la porta
d'ingresso, s'incastra nella colonna bianca a fianco dell'ingresso all'altezza
dei moduli V e VI: divenendo libreria e portaCD. La mensola di vetro
che regge i CD a metà del modulo H è alla stessa altezza dell'orizzonte
dipinto sulla parete est e della linea dell'orizzonte del quadro di Dalì,
appeso subito dopo.
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E infine, sulla Parete Sud, il quadro da cui tutto cominciò, "La quinta dimensione". Il quadro esce dalla cornice e invade il muro, circonda la lampada.
Una finta cornice sostiene il cerchio bianco. Più in alto un orologio (vero).
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Sopra la porta che dà nel reparto notte, cioè nella zona intima della
casa (ma qui tutto in realtà è intimo) una scritta terribile e volgare
insieme: "DUM LOQUIMUR RUHIT HORA" (mentre parliamo scappa il tempo);
occorre affrettarsi? E verso cosa?
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Sul vano della porta la Nera; poco più in là, in quattro pezzi, il David scomposto.
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Parete Est. Prosegue il nastro azzurro che, fattosi parola e diventato
scritta, passa dietro la libreria-credenza della cucina, ritorna nastro che s'attorciglia. Il lampadario, poco prima di esplodere, sta volando.
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Qualche tempo dopo, sopra il termosifone e sotto la finta
lampada, trovò collocazione la statua Insieme
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Torniamo a guardare il soffitto... ora si riconoscono facilmente i
bordi di una libreria
2Lx2H pari a quella che si
ravvisa incastrata nella colonna-libreria di destra, quindi di una 3Lx2H, uguale a quelle di
sinistra..
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Vista del soffitto stando seduti sul divano |
Vista del soffitto stando distesi sul divano |
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Il tavolo
creato con presupposti estremamente geometrici (ancora Rietvelde)
risultò troppo pesante.
Con mannaia, raspa e trapano pensai bene di alleggerirlo dandogli
forme molto più sinuose e femminili.
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IL BAGNO
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Il bagno rimase per lungo tempo il locale meno artistico.
Poi una macchia di umidità sul muro dello studiolo mi costrinse a chiamare l'idraulico,
il quale cercando la rottura, pian pianino demolì tutto il pavimento del bagno.
Per non rifare tutto il bagno, dato che quelle piastrelle sono fuori commercio,
l'idraulico consigliò di fare una "L" leggermente più scura.
Preferii fare un mosaico che desse l'idea di una cascata, talmente
"invasiva" da uscire dal bagno e "occupare" il disimpegno.
(Clicca per ingrandire) |
LA CAMERA
è forse la stanza più inquietante, sulle tonalità del
grigio e del nero, appena appena ammorbidite dal calore degli oggetti in faggio.
La testiera del letto non c'è: la testa del letto è in centro alla stanza.
Una grande libreria a ponte inclinata come le linee del soffitto della stanza
principale (le colonne sono sempre quelle della mia camera di Croce)
attraversa il letto. Al di sotto la pediera, davanti alla colonna di destra
la statua cubana, davanti a quella di sinistra l'attaccapanni.
La testa del letto è verso il centro della stanza, libera. Lì vicino sono
il comodino e la poltrona. Di fronte all'ingresso è la porta che dà in terrazzo,
a destra è l'armadio bianco che avevo a Croce, con quattro cassetti, i due al centro neri.
(Clicca per ingrandire)
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Il comodino
Nato dalla fusione di una vecchia cassettiera con un tavolinetto, fu dipinto
tutto per armonizzarsi al resto della camera. I cassetti centrali furono dipinti
di nero come quelli dell'armadio retrostante. Fu lasciata scoperta una parte dei
cassetti per metter in mostra il legno di faggio che caratterizza gli altri
mobili. Le forme arrotondate (morbide) dei montanti richiamano lo schienale
della poltrona vicina.
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La poltrona (alla Rietvelde)
Priva di ogni possibile simmetria: una gamba anteriore di faccia, l'altra
di lato, un poggiolo orizzontale l'altro verticale... Ad ogni elemento stretto
si contrappone un elemento largo e viceversa. Tanta geometria è
"fiammeggiata" nella parte centrale dello schienale.
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La poltrona (alla Rietvelde) 2
Il sedile è ovviamente un sedere.
(Clicca per ingrandire)
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La "pediera"
La pediera del letto (o testiera, dipende da che parte del letto metto i cuscini) è costruita con i resti
avanzati dalla costruzione delle librerie del salotto. Rappresenta un sole
antropomorfizzato; le raggiere sono due e non una
e si sopramontano per ragioni di stabilità ma creano un effetto dissonante, di
compressione, di emicrania pazzesca. Non a caso la faccia del sole, ridotta alla fronte, ai cui lati sono ancorate le
raggiere, presenta una fronte rugosa, "pensante" o "sofferente", forse perché le due raggiere
sono interpretabili anche come corna...
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La statua "cubana"
Prende il nome di cubana perché fu costruita prendendo a modello una statuetta che mia sorella
aveva portato da Cuba. Avendo bisogno di un po' di spazio tutto per sé fu messa nell'angolo
più lontano. (Clicca per ingrandire) |
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L'attaccapanni
Costruito con gli avanzi delle librerie, è stato per un periodo seminascosto
dietro la colonna del salotto e per un periodo
più lungo nello studiolo, dove non era visibile. Poi, per intuizione,
è finalmente approdato alla sua sede naturale: in camera.
Rappresenta una coppia di sposi/amanti dall'aria un poco sfigata.
Lui, amorosamente alle spalle di lei, ha l'aria un po' cazzona
(evidenziata dalla forma del suo corpo),
lei sembra distratta, non si accorge di lui, ha qualche idea per la testa (l'uovo).
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Ai lati del letto alle pareti due dipinti nelle tonalità dei grigi (Le
virtù teologali sulla parete esterna, la prima che si vede, L'Escheritratto
su quella di fronte) legati tra loro da una teoria di uccelli bianchi e neri che volano
sul soffitto.
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Le virtù teologali
Mescola vari dipinti e vari livelli
(lo sfondo dei triangoli che diventano uccelli vivi è di Escher).
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"Òmero Carlo"
Preso da un'incisione di Escher, rappresenta una veduta da una finestra
di un vicolo di una città ligure; ma la strada non è che il davanzale della finestra
e gli oggetti appoggiati agli stipiti della finestra appaiono oggetti fuori-scala
giù nella strada. Il fiasco è stato sostituito da un busto la mia faccia e gli occhi ciechi
che si riflette (un cieco che si riflette!) nello specchio della parete di fronte.
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Nuove librerie
La necessità di sfruttare tutti gli spazi mi indusse a costruire
librerie attorno alle porte.
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LO STUDIOLO
La scrivania bianca (la stessa che avevo a Croce) è stata dotata di un nuovo piedistallo
nello stile della poltrona e del comodino che ho in camera.
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La scrivania
Il pianale è sostenuto da un cavalletto nello stesso stile dello schienale della poltrona.
Al computer di questa scrivania sono nati e nascono i lavori di C.D.
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