The funeral | |
A Quando fu la sepoltura dei morti? A Dublino sud, all’UCD Village! Credevamo fosse una bella nursery perché scambiammo le croci per culle. Non l’avresti nemmeno riconosciuto il pargolo, a sapere il suo destino. Eri con me all’inizio del viaggio quando siam saliti in una carrozza nel corteo funebre di Paddy Dignam, la sfilata più esaltante, diretti a seppellire il nostro bel piccino, coccolato fino all’istante prima: sembrava a tutt’e due così in salute quando è arrivata la buriana idiota, reale, ma men che reale, lapsus, relapsus! fatale dissertazione! Poldy, ho una voglia terribile, vieni, vieni qui, dammi una sgrufolatina, rinascendo la vita, tra le lacrime immemori dei quesiti importanti. Ma adesso che saremo fuori mano... meglio il silenzio piuttosto che soffra l’assenza, a breve, d’informazioni. Non dar peso?... Come posso sapere? La Paura, a lungo anestetizzata dai baci della costa occidentale, va ora in giro con bocca sdentata a turbare i giorni che furono allegri con l’ascia dei confronti e dei timori e gli occhi umidi per le sue ragioni. |
non A Sei come il tuo amore, Amore: un poeta che crede poter vivere ascoltando il gracile fanciullino che piange dentro di sé, o che ride?, che pesa le mie osservazioni come condanne e i miei baci come piccoli premi, che coglie distanze dove non sono e sfumature in Irlande uniformi. Ti sei abbattuto come un Sisìfo mai messo alla prova, Ercole muto dalle zero fatiche, figurandoti la Nostra Storia con occhio poeta: tu sei solo un fanciullino che piange. Triste ascolti le voci dei turisti: “Ecco qui il cancello cinquantadue” “Ci siamo tutti? A voi come è andata?” “Guarda il nostro aereo!” E chisséne... quando era tutto più semplice, amore: “Good bye, Ireland": narrate gitanti a lui pure i fatti tecnici, utili inutili, quanto geme il suo cuore. “...a ..u ..i a..i?” Come? Parla forte! “..A ..U ..I A..I?” Fanciullo che piangi chiunque tu sia, chiunque tu voglia io non sono un poeta: non ti sento a duemila chilometri di distanza. |