25 aprile 2025
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Lo sceriffo purga
è morto, dopo 95 anni
e ha fatto cagare almeno per un terzo:
ché se mai avessi avuto problemi di digestione
mi sarebbe bastato guardare le performance
dell’illetterato Kindelini
sceriffo fascista e verdoso
alpino, del cazzo, alpino iroso
leghista ignorante, cialtrone ed esoso
per cagare senza problemi.
Perché lui - che parlava sempre di purga - faceva cagare eccome
quando pontificava
convinto di avere una loquela -
la prosopopea del minus -
e ridevano i leghisti, i fascisti, i razzisti
alle sue uscite di merda,
insulto all’umanità e all’intelligenza
perché lui, caprone su due zampe,
era un animale da circo
e i Travisoni amavano quel pampe
lo eleggevano
e lo rieleggevano
e quando non poterono più rieleggerlo
elessero una testa di legno gobbo
che lui mise al suo posto.
Camminava dritto, impettito, col passo da pretonzo,
promettendo leggi fatte col fango.
Diceva: «Decido e comando!»
con la sicumera dello stronzo.
E ridevano tutti, nei bar, delle sue stupide mire,
ché il vecchio sceriffo faceva folklore;
gridava "pulizia", "razza", "onore",
come se fosse coraggio ferire
o mettere paura
a chi scappa, a chi ha la pelle più scura...
C’ero quando dichiarò che gli extracomunitari
bisognava vestirli da leprotti, e sparargli
e gli idioti (perché tre su quattro di quelli che lo applaudivano
erano dei veri boari, glielo si leggeva in faccia
e io infiltrato tra loro guardavo le loro facce di pervertiti)
ridevano, ridevano divertiti
dal clown che aveva trasformato Travìs in una città insulsa,
il prodotto suo perfetto, un paradiso
di idioti ricchi e oche rifatte
grandi elettori, grandi elettrici, mignatte
Appena ebbe fatto togliere tutte le panchine,
vigliacco fino in fondo, alpino del mazzo
perché gli extracomunitari non avessero un posto
dove sedere o stazionare,
chiesi, fintamente ingenuo, a un vigile
un posto dove far sedere i miei studenti
appena fuori delle muraglia cittadina:
«Non c’è qualche panchina?»
Non capì, la tarda guardia,
ma dopo un po’ che la domanda era capziosa;
e poi che s'illuminò, anziché sorridere, reagì cattivo e scortese
a cazzo
povera guardia senza pretese.
Era Kindelini il prodotto di quella gente
o aveva trasformato lui l’intera città in un covo puzzolente?
Ora che dormi, qualcuno in città ti chiama,
piange e canta il tuo nome alla sera.
E il marmo dirà che sei stato qualcuno,
che "amavi il tuo popolo, amavi la tua tèra",
ma il tempo s’incaricherà di far giustizia
a te che scambiasti la tua paurosa ignoranza
per una guerra a oltranza.
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