26 marzo 2007



I consumi

Non ha bisogno un organismo sano di crescere all’infinito, ma giunto allo stadio della maturità d’un piano vive beato che in equilibrio appunto tra quel che introduce e quel che espelle lo fa star, né ingrassato né consunto. Pur la vita di una nazione imbelle come quella d’un organismo né sconfitto, né sciocco, né ribelle. pare a me che con doti d’equilibrismo debba sopravviver tra quel che butta e quel che rinnova per altruismo Mi sembra una faccenda un poco brutta che stia bene solo s’esporta e cresce e sta sempre in sommovimento tutta se sporca e netta e sperpera e riesce ad esportare, o almeno se consuma a dismisura carne e dolci e pesce e telefoni, se gode e sfrantuma il milione di cose che s’inventa e che da qualche parte poi s’ingruma “Solo – dicono – se il PIL aumenta (attenti che l’idea non è banale) allora l’economia non è spenta…” che se il consumo resta uguale allora, odi bene, è l’idea stessa di benessere che presto giunge a male, si entra in crisi, e allora non cessa il ritornello che bisogna i consumi favorire, precipitarsi in ressa Ma dove? Cosa vuoi che ingrumi ancora, che ho casa e stiva piene, dove vuoi che i miei soldi sfumi? Ovunque! comunque! ché ciò è bene! perché consumando riparte la fiducia e scorre il sangue nelle vene dell’economia, dea informe e trucia… Contro ogni possibile danno che poi il buonumore brucia consumare dà fiducia, lo sanno tutti i venditori e i commercianti che a loro volta consumeranno i guadagni in case, auto e natanti perché, dopo, occorre viaggiare per sentirsi un poco importanti e farci mangiare dalle zanzare che da piccoli odiavamo a morte ma di spiagge esotiche e rare…

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