25 aprile 2025
Foto di famiglia Minnie, il vile d'aula
Nel seggio avvolto in nebbia e falsità, siede Donzelli, lingua sempre armata contro i "comunisti", alimentata dalle certezze d'un quaquaraquà. Parlar si crede, Minnie, con beltà e arte che vorrebbe consumata; attacca gli amici di vecchia data, come uno sciacallo, senza pietà, in aula grida, e il volto suo s'arrossa, non per vergogna, ma per vanagloria, è convinto che la sua parte venga prima, ma sotto il suo fracasso resta scossa la verità, che scansa la sua storia: è voce d'ombra, d'odio senza stima. Cognato d'Italia
Cognato della Giorgia nazionale, Lollo pontifica su semi e razze, tra campi arati e ideologiche piazze privo d'ogni puntello razionale. Ferma i treni dove fermar gli cale, dichiara, e poi si perde tra le strazze di logiche che fan girar le cazze, mentre l'acqua - dice - è il nuovo male. Con sguardo fiero e piglio da profeta, ci insegna che il cibo vien dal pensiero e non dal suol bagnato e ben coltivato. Così tra un'eco e l'altra il catecheta, si crede un Cincinnato del ministero, ed è Bacco... dal vino adulterato. Segreti (non) svelati
Delmastro, vil custode di segreti, li spiffera al Donzel per convenienza, li porge come armi all'eloquenza del vigliacco che supera i divieti. Nell'auto poliziotta, vetri discreti, gode a mirar con sadica violenza o imaginar la pronta sofferenza di chi il carcere farà inquieti. E nella notte dell'anno che muore, tra brindisi e saluti fascioneri, tiene i commiati d'una vecchia ora, ma non c'è gloria nel suo onore: c'è chi sparava proiettili veri e lui non si sa dov'era ancora. Pantera di Plastica
Gridava un tempo: «Via, chi ha la colpa!» con voce d'ira e sguardo da sovrana, ma poi venne il Covid, e la grana d'un'amministrazione che truffa e spolpa. Le borse finte, ego d'una folpa, comprate in nero da mano africana lusso che la fa sentir sovrumana vengon da chi lei priva di discolpa. Oggi, ministra con ben più d'un'ombra, non molla il posto, resta incastonata tra arroganza e silenzi di cartone. Ha il trucco fisso e l'etica che sgombra, una pantera sì, ma impagliata, che ruggisce per scena, non per ragione. Vestito da nazista
Il duro Galeazzo, voce affettata che vuol sembrare fiamma tricolore, strilla come un bambino in La minore tra pose spesse e rabbia affezionata. In maschera da nazi, «Fu goliardata» così giustificò l'error maggiore col riso sciocco e il becero furore di chi la Storia ha sempre ignorata. Portavoce d'un tempo senza voce, parla per Giorgia, quindi controvento, ché ogni parola sa di caricatura. Chi ha voce di checca e piglio feroce, rischia d'apparir soltanto un monumento alla figura... di merda, sicura. Tra interesse privato e bau bau
Venticinquemila euro ben spesi, non per la patria ma per trattati di nudo e filmetti dai gusti accesi, e tuttavia ben rendicontati... O Montaruli, dai pensier scoscesi, dopo due bei processi ingarbugliati è giunta la condanna a venti mesi per le spese che mostrano altri lati. Ti credi sveglia, un tanto all'etto, ma quando il contraddittor ti scosse, un Furfaro in minore, poveretto, interrompesti grama le sue mosse latrando cento volte un 'bau' sorretto da una faccia degna di guance rosse. Microfoni Inchini
Porro sussurra, Vespa poi rilancia, con voce dolce e schiena ben piegata, la linea è chiara, l'onda pilotata: nessun perché o indice alla guancia. La Premier parla, e mai che la sua ciancia sollevi una domanda un poco ingrata, applausi e inquadratura concordata celano il vuoto dietro la plancia. Velinari d'ufficio, megafoni in posa, portano il verbo del Gran Melonì come corrieri d'una sacra cosa. Non nasce per far eco a chi comanda, il giornalismo vero, che non è lì, ma per graffiare dove il potere spanda. Il Gatto e la Volpe Nordio si liscia il pelo con fare accorto, Piantedosi annuisce, silente e beota: in aula appaion, ma non dicon iota, ché il vero è un nodo stretto, troppo corto. D'un volo di Stato nessun sa il porto, né come ad Al-Masri si die' un pilota, si alza il fumo, si svia, si parla a ruota di cavilli d'un senso ormai distorto. Il Gatto, leguleio senza affondo, la Volpe, cogli occhi da questurino, segretano un affare imbarazzante. Così la scena è salva, il passo è tondo, ma dietro il siparietto un po' meschino sta il silenzio più duro d'un diamante.
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