SATIRA 25
Lettera a una professoressa

SATIRE


Cara Lucy,

adesso che, tra quattro semplici (orbus rex - tu orba regina), l’onore è toccato a te di ottenere l’investitura a candidata-sindaca, adesso che ti è toccato di essere l’eponima di una lista a te dedita e dedicata, adesso che uno stemma riporta migliaia di volte la tua faccia concentrata e il tuo nome e che un manifestone di tre metri di diametro mostra al mondo intero dalle vetrine della cinese Fabbrica Pirra la tua posa da Josephine Behaurneais in una foto pubblicitaria che rivela profondità di sentimenti e acume e dedizione alla causa - e indubbiamente tanto e tale onore (più che per la pochezza dei personaggi a te vicini) dev’esserti toccato per i tuoi magnifici cinque anni alla Culitura, passati a nascondere machiavellicamente la tua intelligenza dietro uno charmant recitato interesse e dietro una spessa coltre di Plomazia (eh sì, sei molto plomatica) - adesso che ti è toccato il grande onore della finale investitura dovresti tentare il colpo di teatro che guadagnerebbe alla tua (qualcuno dice sbiadita) figura la stima e l’ammirazione dei pochi che ancora non ti conoscono…

Su, forza, di’ una verità...
...perché, se obbedendo agli ordini di Hardcore tu e i tuoi (e le tue) avete ribattezzato la vostra simpatica combriccola “lista civica”, tu e i tuoi (e le tue) in cuor vostro sapete bene che la vostra “Forza Italia in minore” è il tentacolo pacioso e locale della cosca nazionale fondata dal cialtrone per antonomasia...
Sì, è stato un colpo di genio e di obbedienza non alludere minimamente (se non nei modi, ma quelli fanno parte del carattere) al malato-corruttore che ha sproloquiato per anni circondato da servi e sgherri del calibro di camerier-cicchitto, mavalà-ghedini, meteorina-emiliofede, scassadibattiti-eliovito, incostituzional-lodoalfano e triplosalto-capezzone, nonché degli affascistinanti gasparri-larussa...
Sì, è stato un colpo astuto non alludere minimamente (se non nei modi e nei manifesti, ma quelli fanno parte della cultura politica) al proprietario di un partito irreformabile che i lacchè hanno amato e sostenuto, spegnendo incomprensibilmente ogni spirito di verità.

Ma tu che non sei una lacché, cara Lucy, hai la possibilità di riscattarti e di prendere le distanze da tanta ignominia.

Lo so, è difficile, non sai come fare.

Ma io ho un’idea.

Quattro-cinque giorni prima delle elezioni chiama i giornali (i cronisti locali brillano per piaggeria: accorreranno), ammetti pubblicamente, e rumorosamente, che Rosso è un candidato dieci volte migliore di te e che tu ti sei lasciata candidare (come ami ripetere) per il bene comune, ovvero solo per far perdere una lista che non merita di reggere le sorti di un comune.
Secondo me, a una delle tue tante manifestazioni da ghirlanda che ultimamente si pestano i calcagni tanto si seguono da vicino (Amleto, atto V), dovresti esordire con questa frase: «Volere me sindachessa sarebbe come volere Silvio presidente della Repubblica: una jattura. Non votate per me».
Qualcuno non capirà e rimarrà sorpreso; ma, tranquilla, le persone intelligenti capiranno, e i pochi che ancora non ti vogliono bene prenderanno a volertene.
Forza, don-na Lucy, se proprio vuoi bene al tuo Comune, alla tua cittadina, fallo: passeresti alla storia per la geniale donna che credi di essere, perché è fin troppo facile sentirsi gènia se ti circondi di arlecchini, ma devi pur fare qualcosa di geniale perché la nomèa risulti fondata.

Con affetto

il tuo amico
Luigi Salvietta